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Racchiudere una visione in uno scatto, fermare ciò che lo sguardo fluidamente coglie senza soluzione di continuità nel frammento di un battito di ciglia, circoscriverlo in un’inquadratura, catturarne la luce, comporta inevitabilmente il compimento di scelte, esclusioni e distribuzioni. Questo è forse quanto di più banale si possa considerare sulla natura di un fotogramma. Ma cosa avviene quando questa condizione necessaria del fotografare viene messa al centro della ricerca compiuta con il gesto di uno scatto?

L’esplorazione di Londra che propone questo percorso fotografico è il frutto di tale approccio, è la documentazione di una realtà difficile da strappare alla banalità del suo essere riconoscibile, osservata nella sua quotidianità più facilmente raggiungibile. Questa realtà viene colta in base alla scelta consapevole che il fotografo decide di operare in conseguenza a ciò che egli è, a quello che prova e a quello che sente. Ogni scatto è una scelta di osservazione dell’esterno in coerenza con il proprio centro, con il proprio modo di essere, di pensare e di sentire.

Lo sguardo sull’estremamente noto giunge in questo modo a risvegliare quanto di meno scontato: la forza determinante del ruolo giocato dal soggetto, dalle scelte operate da questi nell’inquadrare la realtà. Ogni scatto è il risultato di una personale ricerca in cui l’obiettivo non è rappresentare il fenomeno in sè, quanto cercare di quel preciso fenomeno aspetti meno autoevidenti.

È proprio nel campo della quotidianità più banalmente spettacolare che si palesa così l’intima centralità del proprio osservare. Nel più inflazionato già visto, il soggetto, esponendosi con il peso delle proprie scelte, ritrova l’unicità di uno spazio e di un tempo determinati dal proprio esserci, dal proprio interagire selezionando, proponendo così una visione inimitabile, contestabile e confrontabile, perché finalmente appartenente all’agire delle proprie scelte.