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Il lenzuolo sulla strada notoriamente evoca morte e quindi qualcosa da nascondere, troppo forte per essere visto. Scegliere le foto con il lenzuolo vuole essere un modo per mettere in luce il non vedibile, il mistero che la morte rappresenta, ma non solo quello, le paure, e altre domande.

La riflessione vuole essere sul concetto di quello che c’è dietro, inteso come figura metaforica oltre che reale. Quindi il chiedersi sia cosa c’è dopo la vita, dato che spesso le situazioni fotografate sono al limite e quando appare il lenzuolo il significato è chiaro (non bisogna vedere perché la situazione è oltre il limite concesso…) La domanda quindi è “da cosa ci nascondiamo, di cosa abbiamo paura, della morte e perché ?”

Dietro al mirino, fotografando, mi sorgono anche domande e riflessioni sulla vita delle persone che sono nascoste dal lenzuolo, su coloro che più o meno freneticamente vi ruotano attorno in quei momenti (forze dell’ordine, medici ed infermieri, assistenti stradali, vigili del fuoco, giornalisti, passanti, familiari….) ma anche domande e riflessioni sul significato ed il valore della fotografia stessa. Mi chiedo quanto sia reale questa necessità esasperante di documentare ogni momento, compreso l’attimo intimo della morte e allo stesso tempo comprendo il valore giornalistico della documentazione della memoria, dell’atto fotografico.

Poi, finito il caos, spedite le foto e spento il monitor si rimane da soli con se stessi e con la domanda alla quale non puoi non rispondere perché ti riguarda in prima persona: cosa rappresenta per me questo lenzuolo, questo confine fra la vita e la morte che mi porta a chiedermi qual è il senso del mio passaggio terreno.